Foto Raiffeisen Monteggio
© CdT/Archivio

La Corte delle assise criminali non ha avuto dubbi: l’imputato alla sbarra da ieri per il colpo tentato alla Raiffeisen e quello riuscito a un furgone portavalori non è credibile – Sarà espulso per 15 anni.

Confermato dunque integralmente l’atto d’accusa stilato dal sostituto procuratore generale Moreno Capella (ad eccezione dell’aggravante della rapina in banda, compensata per così dire dall’uso di armi da fuoco), il quale aveva chiesto undici anni di carcere. In buona sostanza l’imputato, riconosciuto colpevole di rapina aggravata (in parte tentata), furto, danneggiamento e infrazione alla Legge federale sulle armi ha partecipato sia alla tentata rapina del 9 dicembre 2021 alla Raiffeisen di Monteggio sia a quella, riuscita, del luglio 2019 ai danni di un furgone portavalori della Loomis, sempre a Molinazzo di Monteggio. Senza contare un terzo «colpo», nel 2014 a Mendrisio e un furto a Stabio, risalente al 2012. Entrambi commessi ai danni di portavalori.

In questi colpi, ha argomentato la Corte  presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, l’uomo ha avuto un ruolo di primo piano, occupandosi dell’organizzazione e procurando le armi, la vettura e gli strumenti necessari. La Corte non ha ritenuto credibile le giustificazioni dell’imputato, difeso dall’avvocato Stefano Pizzola, il quale aveva ammesso solo la tentata rapina alla banca, a suo dire non avvenuta poiché la banda aveva deciso di rinunciarvi poco prima del blitz della Polizia che li aveva arrestati. Negati, invece, gli altri tre episodi, con il 55.enne che aveva affermato di non aver mai preso parte ai «colpi» imputatigli.

«La sua colpa è estremamente grave dal profilo oggettivo in ragione di numero di episodi e bottino raccolto (il colpo al portavalori aveva fruttato tre milioni, quello a Mendrisio 200 mila franchi, ndr) – ha affermato Pagnamenta nel motivare la sentenza -. La colpa è ancora più grave dal profilo soggettivo in quanto l’imputato ha agito mosso dall’egoismo e dalla ricerca di un facile guadagno». Nel calcolare la pena, la Corte ha riconosciuto le aggravanti della plurirecidiva (il 55.enne era già stato condannato due volte in Italia per rapina e ha scontato 10 anni dietro le sbarre) e la scarsa collaborazione («Stendiamo un velo pietoso», ha commentato il giudice). In virtù del suo stato di salute, la pena è stata sensibilmente ridotta.

Più in dettaglio, per quanto concerne la tentata rapina alla Raiffeisen del dicembre 2021, la Corte ha stabilito che la versione delle desistenza dall’ultimo minuto non è credibile: «L’imputato ha fornito quattro versioni e il ripensamento è stato piuttosto dettato dal fatto che quel giorno qualcosa non andava». Il 55.enne ha avuto anche un ruolo di primo piano nella rapina al portavalori. Il correo che lo aveva collocato sul luogo della rapina, nel frattempo già condannato con altri due dei sei componenti della banda, è invece stato ritenuto credibile: «Ha fornito spiegazioni lineari e costanti e la pistola sottratta al portavalori è la stessa ricomparsa nella tentata rapina del 2021». Anche per quanto attiene i due colpi «momò», le versioni dell’imputato non sono state ritenute credibili: in un caso è stato ritrovato il suo DNA sulla vettura usata per le rapine, nel secondo le immagini della videosorveglianza lo avevano immortalato mentre sottraeva il denaro dall’automobile di un portavalori: «Non era necessario scomodare un raffinato software di riconoscimento facciale – ha affermato il giudice -, bastano i  nostri occhi per capire che è lui».

Fonte Corriere del Ticino del 6 aprile 2023

Redazione
Autore: Redazione

Vivo da oltre 40 anni nel Malcantone e amo questa regione!